Immaginate di fare una lunga telefonata con una persona che ha da sempre avuto la passione del volo nel cuore e avere la sensazione di sfogliare un libro in cui, pagina dopo pagina, scoprirete la storia di ‘un ragazzo del 35’ che non ha mai smesso di volare.

Il protagonista di questa nuova intervista è Giannatonio Cardarelli, 84 anni quest’anno, che è nato e vive a San Benedetto del Tronto.

Il sogno del volo è stato cullato sin da bambino e non è un caso che i suoi primi giochi (i preferiti) fossero degli aeroplani.

Giannantonio ‘prese le ali’ su un Macchi 416 in quel di Campoformido (che nel corso di questa intervista scopriremo essere un Aeroporto al quale Cardarelli è molto affezionato), grazie anche alla complicità e consenso del suo Colonnello Comandante nonostante che quel monomotore da addestramento biposto ad ala bassa non fosse stato ancora demilitarizzato.

Sfogliando le pagine di questo ipotetico libro sarà facile poi scoprire come i passaggi macchina (questo è il termine con cui viene chiamata l’abilitazione a pilotare un nuovo aereo) sono stati tanti arrivando a ‘collezionare’ circa 4862 ore di volo.

Un conteggio che non si è ancora fermato contando che Giannantonio vola ancora oggi sugli ultraleggeri grazie ad un’abilitazione che lo potrà portare almeno sino al 2022.

Parlando con lui puoi scoprire che, pur avendo vestito la divisa dell’Esercito ed i gradi d’Ufficiale, scelse non a caso il reparto di stanza ad Udine per stare vicino al suo aeroporto preferito.

Nonostante la divisa la sua formazione è stata prettamente civile, solcando per lo più i cieli del nord est Italia e ottenendo abilitazioni per le più svariate ipotesi di atterraggi su qualsiasi tipo di aviosuperfici (segnalate e non, innevate e ghiacciate).

Ci tiene a segnalarci l’abilitazione ottenuta all’atterraggio sulla pista dell’Altiport Francese di Courchevel.

Pur essendo tanti i voli effettuati c’è nè uno che è rimasto indelebile nella sua memoria; ricorda ancora bene quel volo che lo portò da Torino Caselle verso Roma Ciampino ai comandi di un Cessna TC 210 P Centurion presurizzato.

Attraversando l’Italia per raggiungere la capitale per un esame lasciandosi alle spalle Torino alle prime luci dell’alba per poi ritrovarla, sulla via del ritorno, a notte fonda.

Pagina dopo pagina di questo ipotetico libro basta poco per capire che la voglia di ‘sfogarsi in aria’ è sempre stata tanta.

Dal G.46, l’aereo da addestramento sviluppato dalla Fiat Aviazione, ai tanti ‘passaggi’ dati su diverse macchine, ai paracadutisti, al traino degli alianti, all’AVIA FL.3 (il monomotore da turismo che il Maresciallo Pilota Giusberti gli fece scoprire), ogni scusa era buona per rimanere in cielo; sino addirittura ad ottenere la conversione del suo brevetto anche da parte dell’Aero Club Austriaco.

Arrivò poi il giorno in cui il sogno di salire su un SF-260 divenne realtà grazie al contributo dato dal Comandante Clemente Fazzini.

È un ricordo che gli sta particolarmente a cuore quello per il suo 1° Maestro sullo SF-260D: il Comandante Clemente Fazzini.
Ex Istruttore per l’Aeronautica Militare Italiana e presentatore ufficiale del MB-326; dopo la scomparsa per incidente in volo dell’indimenticabile Comandante Riccardo Peracchi che, lasciata l’AMI, si esibiva anch’esso con l’SF-260.

Un passaggio ottenuto nel Maggio del 1997 collezionando poi, sulla ‘Ferrari dei Cieli, più di 200 ore di volo. 

“È una macchina sul quale mi sono divertito un sacco, descritta inizialmente come difficile da domare, in sintesi è quella più bella che abbia mai conosciuto” dichiarazione importante sapendo quanto abbia volato in vita sua.

“Ho avuto sempre grande rispetto per il 260, perchè è una macchina che non perdona. Veloce al punto tale da non rinunciare ad anticipare l’apertura del carrello in avvicinamento alla pista per l’atterraggio finale a l’Aquila”

“Una macchina sulla quale, pur portandone un enorme rispetto, ho avuto sin dall’inizio la sensazione di averla sempre volata

Non esiste aereo che possa eguagliare tale soddisfazione e possesso offerto! Parola di Giannatonio Cardarelli.

Foto di Markus Jäcklin

Se sei arrivato fino qua, sicuramente sarai un grande appassionato dell’SF-260.
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